Venere non c’è più

Prima o poi doveva succedere… anche se ho sperato che non accadesse sin dall’inizio.

Edi in effetti all’inizio, nei primi anni, sembrava che le cose potessero andare in altro modo. Poi però arrivavano notizie sempre più preoccupanti. Prima la chiusura dell’amministrazione. Ma ancora sembrava soltanto un’ottimizzazione. Poi la chiusura o lo spostamento in altri paesi delle persone dedicate alla vendita. Già questo era molto più preoccupante…

Quando però è arrivata la notizia che anche il reparto software avrebbe chiuso i battenti allora è diventato chiaro che la fine era segnata…

Venere.com, che insieme ai miei amici Marco, Renata e Gianandrea avevo fondato nel febbraio del 1995., è stata chiusa definitivamente il 1 dicembre 2016. Se si naviga sul sito si finisce sul sito hotels.com.

Il problema è che la gestione che c’è stata successivamente alla nostra uscita non è mai stata veramente all’altezza della concorrenza. Come spesso accade quando dei manager prendono il posto dell’imprenditore il più delle volte non si ottiene il risultato sperato, ossia la sopravvivenza dell’azienda… si certo la sopravvivenza magari si, ma un’azienda per crescere e prosperare ha bisogno di chi la spinge e ci crede e ci lavora 48 ore al giorno, rubando tempo al tempo pensando alla cosa che c’è da fare dopo mentre se ne fa un’altra.

La nostra storia è iniziata tantissimi anni fa, quando internet in Italia non c’era ancora. Era il 1995. All’epoca eravamo parte di un gruppo di ricerca universitaria dell’INFN che si occupava di costruire APE100, il calcolatore all’epoca più veloce del mondo. Faceva ben 100Gflops, ossia 100 miliardi di operazioni di calcolo in virgola mobile al secondo.

Operazioni semplici in realtà. Una banale operazione tra 3 operandi (A*B+C ) che ripetuta miliardi di volte in parallelo su centinaia di processori era perfetta per fare simulazioni di modelli fisici complessi.

Per esempio su APE100 si simulavano i modelli matematici per calcolare la massa del protone a partire dai suoi 3 quark costituenti (2 quark up e un quark down). La macchina, per quanto molto specializzata, come tutti i calcolatori, si prestava a fare moltissime cose.

Tra le altre poteva essere utilizzata per il calcolo delle migrazioni sismiche. Le migrazioni sismiche sono degli algoritmi che servono per effettuare la “migrazione” indietro nel tempo di onde sismiche che sono registrate da una rete di sismografi. A cosa servono ? Ovvio, per cercare il petrolio!

Se si fanno saltare delle cariche esplosive su di un’area dove si cerca il petrolio, ognuna di esse provocherà delle vibrazioni del terreno che si propagheranno in profondità nel terreno.

Se in profondità si trovano delle faglie, ossia delle superfici in cui diverse parti di roccia si incontrano, l’onda acustica che si sta propagando nel terreno verrà riflessa e tornerà verso la superficie. Se in superficie si piazzano dei sismografi che registrano le vibrazioni del terreno in conseguenza delle esplosioni e delle riflessioni che si hanno nel sottosuolo, di fatto è come se si fosse fatta una fotografia di quello che c’è sottoterra.

Si tratta solo di “sviluppare” la fotografia. Le migrazioni sismiche sono gli algoritmi che fanno questo.

Servono per trovare il petrolio perchè i giacimenti si trovano il più delle volte in corrispondenza delle faglie che ci sono nel sottosuolo. Sapendo dove sono le faglie si può fare una trivellazione in corrispondenza di essa avendo una maggiore probabilità di trovare un nuovo giacimento.

Forse mi sono dilungato un po’ troppo… Era per dire che con Marco e Renata abbiamo iniziato a lavorare insieme quando l’ENI chiese al gruppo APE di fare una simulazione di migrazioni sismiche su APE100.

Il programma lo sviluppammo insieme con loro. Poi l’ENI non comprò la macchina… ma solo perché la riteneva troppo complicata da usare e aveva già altri mezzi.

Noi invece ci siamo trovati bene a lavorare insieme. E così iniziammo a pensare di fare qualche cosa che non fossero solo migrazioni sismiche.

Nel laboratorio dove lavoravamo c’erano i primi computer che erano collegati ad Internet, una cosa ancora conosciuta da pochissime persone. Capimmo subito le potenzialità di quel mezzo anche se non era chiaro dove si poteva arrivare. Quel “qualcosa da fare insieme” divenne venere.com.

Nel 1995 eravamo in 4. Poi uno per volta si sono aggiunti in tanti.

Quando ce ne siamo andati nel 2008 eravamo più di 220.

È un peccato che Venere non ci sia più…